press
Sign 4
1963 is a crucial year for Tonino Casula, a second birth: "The ophthalmologists at San Martino in Genoa removed the lenses from my eyes because, being misaligned, they obstructed the passage of light, leaving my world in the twilight." Indeed, Casula will have to undergo two surgical procedures to regain a significant part of his vision, and during the long rehabilitation he will have to learn to see again: "It took me over a year to free myself from the noise of light," he writes. "I don't know how I learned to perceive the world at eighty percent, which, before the surgery, I could only perceive at four percent." This is the occasion for him to attend a course that qualifies him to teach children affected by amblyopia - like himself - organized by the Institute for the Blind in Cagliari. The teacher at the time, Nereide Rudas, introduces him to gestalt psychology - traditionally linked to historical avant-garde movements such as Neo-Constructivism and revisited by concrete tendencies (MAC) after the war - and to the "laws of pregnancy."
During this unique and disruptive moment for the artist, he produces a series of paintings titled Spazi (Spaces). Casula reveals about them: "I gave birth to my Spazi from an improbable retinal Gray encountered in Gestalttheorie. It was the neutral place of entropy, which I considered the realm of disorder from which, by superimposing an ordering code, the meanings of my works emerged." It is during this period that Corrado Maltese visits his studio. (Laura Calvi)
Cartello 4
Il 1963 è un anno cruciale per Tonino Casula, la seconda nascita: «Gli oculisti del San Martino di Genova mi cavarono dagli occhi i cristallini perché, messi di traverso, ingombravano il passaggio della luce, lasciando il mio mondo nella penombra». Casula infatti si dovrà sottoporre a due interventi chirurgici per riacquistare buona parte della vista, e durante la lunga riabilitazione dovrà imparare a vedere una seconda volta: «Ci ho messo più di un anno per liberarmi dai rumori della luce», scrive. «Non so come imparai ad accogliere all’ottanta per cento un mondo che, prima dell’intervento chirurgico, avevo in testa al quattro per cento». È questa l’occasione per frequentare un corso che lo abiliti all’insegnamento ai bambini affetti da ambliopia – come lui – organizzato dall’Istituto dei Ciechi di Cagliari: l’insegnante di allora, Nereide Rudas, lo introduce alla psicologia gestaltica – tradizionalmente legata alle avanguardie storiche neo-costruttiviste e che nel dopoguerra viene rivisitata anche dalle tendenze concretiste (MAC) – e alle “leggi sulla pregnanza”.
A questo momento, così particolare e sconvolgente per l’artista, risale la produzione in serie di alcune tele intitolate Spazi. Casula a riguardo svela: «Facevo nascere i miei Spazi da un improbabile Grigio retinico incontrato nella Gestalttheorie. Era il luogo neutro dell’entropia, che consideravo l’ambito del disordine da cui, sovrapponendo un codice ordinatore, scaturivano i significati delle mie opere». È in questo periodo che Corrado Maltese visita il suo studio. (Laura Calvi)